Feb 14, 2023 - Racconti, teatro    Commenti disabilitati su Amleto, o quasi

Amleto, o quasi

actor

– Signore e signori, anche se lo spettacolo messo in scena questa sera è prevalentemente comico, non poteva mancare un momento serio, perché noi attori comici siamo preparati a recitare anche i classici, ecco perché vorrei declamare il monologo dell’Amleto di Shakespeare.

To be or not to be, that’s the question!” (La gamba si muove)

– Chiedo scusa, è il cellulare che vibra, ho tolto la suoneria per evitare di disturbare, però ho una sorella anziana, viviamo insieme, non vorrei che avesse bisogno.

  • Pronto Adelina, cosa c’è?

  • Sono sul palco devo recitare l’Amleto.

  • Non devo comprare un completo!

  • L’Amleto di Shakespeare!

  • Non ho starnutito, Shakespeare è l’autore del monologo!

  • Ma no, non sono dall’astrologo.

  • Scusate, mia sorella è un pochino sorda, un pochino tanto.

  • Ma sì, l’ho messa la maglietta della salute, ci sentiamo dopo.

    Vi chiedo scusa, purtroppo con mia sorella è un problema, non vi dico i problemi che ho avuto quando eravamo chiusi in casa per il Covid.

  • E qui apro una parentesi per evidenziare i problemi che abbiamo avuto noi single durante la pandemia, praticamente abbiamo dovuto rinunciare alla vita sociale.

  • Eh sì, c’è stato anche quel problema lì, insomma… il sesso che già non abbondava in periodi normali, col Covid è praticamente scomparso, ci siamo aggrappati alle video chiamate, ai rapporti virtuali e meno male che mia sorella è sorda. Poi abbiamo ricominciato ad uscire e qualche incontro amoroso c’è scappato, magari facevamo il tampone prima e ci scambiavamo i certificati, che periodo!

  • A proposito di questo voglio raccontarvi un episodio curioso, successo in un periodo che frequentavo un’amica, comunicavamo con messaggi tramite Whatsapp e una volta le ho scritto: “Quando me la dai?”

  • Solo che per errore l’ho spedito a mia sorella e lei, che di origine è napoletana, appena l’ha letto mi ha risposto: “La vuoi nata vota la pastiera? Te l’ho data la settimana scorsa! “ Meno male che non ha capito.

  • Va bene, ora riprendiamo con le cose serie e torniamo al monologo dell’Amleto, (mano sul capo) Lo so, dovrei avere un teschio, ma non ce l’ho!

  • To be or not to be, that’s the question” (la gamba si muove )

  • Non è possibile, scusate di nuovo.

  • Adelina, cos’è successo adesso?

  • Mi hai preparato la parmigiana? Non puoi chiamarmi mentre sono sul palco per dirmi che hai preparato la parmigiana, ora fammi finire l’esibizione!

  • No, non ho una convulsione, l’esibizione, me la fai venire tu la convulsione, se non la smetti di chiamarmi.

  • Vi chiedo ancora scusa, sono mortificato e purtroppo il tempo a mia disposizione è terminato, vuol dire che l’Amleto lo reciterò la prossima volta, buonasera a tutti,

  • Eh, riscalda la parmigiana che arrivo!

  • To be or not to be, that’s the question”

Giu 15, 2022 - amarcord, blog life, sfoghi    Commenti disabilitati su Ho perso le parole

Ho perso le parole

nuvola

Ho perso le parole, eppure sono tante, ma le parole bisogna accoppiarle agli eventi ed in questo caso non c’è feeling tra gli eventi e le parole.

Il bianco e il nero, parrebbe semplice scegliere l’uno o l’altro colore, ma non è così, ci sono un’infinità di toni grigi nel mezzo, eppure molte volte questi toni intermedi non esistono, bisogna scegliere: bianco o nero.

Eppure la vita è limitata con solo due colori, provate a chiudere gli occhi e ad immaginare ciò che avete davanti in bianco e nero, riapriteli e godete dei colori, che spettacolo meraviglioso.

Ti tocco o perlomeno mi sembra di farlo, ma non è possibile toccare un oggetto immateriale, eppure sembri viva, tangibile ed invece le dita si perdono nel vuoto, sembrano pensieri che vagano senza meta, come una barca alla deriva, alla ricerca di un molo sicuro dove attraccare.

Un profumo sale alle narici, inebriante, piacevole, oggi invece quel profumo è disgustoso, eccessivo, eppure è lo stesso di sempre. Sembra ieri quando potevo godere di quel profumo, è bastato un alito di vento perché volasse via e forse è meglio così.

Un suono melodioso s’insinua nel padiglione auricolare, una musica oserei dire celestiale se fossi in modalità mistica, le note salgono, scendono, si riuniscono in accordi, tutto sembra obbedire ad un ordine magico, poi odo la tua di voce e l’incantesimo si spezza, diventa gracchiante come una puntina usurata su un vecchio disco di vinile.

Voglia di cioccolato fondente, dicono che tiri su l’umore, oppure è un’illusione, gratificare il palato pensando di gratificare la mente, concedersi il piacere di assaporare la dolcezza, augurandosi che possa nascondere il retrogusto amaro della realtà.

Sapete cos’ho fatto? Ho preso i cinque sensi, li ho messi nel contenitore e li ho shakerati con forza ed è venuta fuori una massa informe, molle e puzzolente, eppure l’altro giorno avevo mescolato gli stessi ingredienti ed era venuto fuori un nettare meraviglioso.

Così capita nella vita, a volte meraviglia, a volte orrore, gli eventi influenzano l’umore oppure l’umore influenza gli eventi, non lo so, ho perso le parole.

 

 

Feb 2, 2021 - blog life    Commenti disabilitati su Un giorno speciale

Un giorno speciale

pat

Auguri di buon compleanno amore mio.

Avrei potuto essere retorico e dire:

ti amo come il primo giorno,

ma non è così.

L’amore di oggi è sicuramente diverso

da quello di anni fa e

se dovessi paragonarti ad un fiore

saresti una rosa:

bei petali, un buon profumo,

ma anche qualche spina.

Potrei contentarmi d’inebriarmi col profumo,

contemplare la bellezza dei petali,

invece ti afferro per lo stelo,

e allora zac! Pungersi è inevitabile.

D’altronde una rosa senza spine

sarebbe un fiore senza carattere,

e sono proprio loro, le spine,

ad accrescerne il fascino,

Auguri amore mio

per i tuoi primi sessant’anni.

Dic 28, 2020 - Racconti    Commenti disabilitati su Dialogo tra un negazionista ed un catastrofista.

Dialogo tra un negazionista ed un catastrofista.

Covid-19: misure adottate dall'Istituto - INAIL

  • Ciao Paolo, da quanto tempo? Dai fermati prendiamo un caffè. Lasciati abbracciare.
  • Scusa, preferirei di no, al massimo ci tocchiamo col gomito.
  • No, non mi dire che credi a queste stronzate?
  • Francesco, non mi dire che sei un negazionista?
  • Sono un realista, secondo me è una gigantesca presa per il culo, vogliono rubarci la libertà.
  • Si, e magari la terra è piatta, ci inoculeranno un vaccino con il microchip e ci controlleranno tutti col 5G.
  • Non hai detto mica una stupidaggine.
  • Ma per favore, non le vedi le immagini degli ospedali pieni, le ambulanze in fila…
  • È quello che vogliono farci credere, hai visto i video che mostravano invece i parcheggi dei pronto soccorso vuoti?
  • Non ci posso credere che tu creda a queste cose.
  • Anch’io credevo che tu fossi una persona che ragiona con la propria testa, prendiamo il caffè?
  • Si, grazie.
  • E togliti la mascherina, altrimenti come fai a bere il caffè.
  • Preferisco toglierla solo il tempo necessario a berlo.
  • Ma va! Pensa che per non metterla mi sono comprato un paio di scarpe da running, così esco senza e se vedo qualcuno delle forze dell’ordine comincio a correre.
  • Bravo, io invece la metto per te.
  • Cosa vuoi dire?
  • Per quanto tu ne sappia potrei essere un asintomatico e potrei contagiarti.
  • Ma figurati…
  • Il problema è proprio questo, gente che inconsapevolmente va in giro essendo positiva e può essere contagiosa.
  • Secondo me gli asintomatici non contagiano nessuno.
  • Non riesco a sentire simili stonz…
  • Bada come parli, altrimenti dimentico che siamo amici e…
  • E… cosa fai?
  • Ricordati che sono cintura nera.
  • Ti sei dimenticato che io invece ho praticato pugilato?
  • Allora vedi un po’ se riesci a parare questo!
  • Schivato e adesso beccati questo gancio.
  • Ehi, ehi signori, calma, non vorrete sfasciarmi il locale?, – interviene il cameriere.
  • Lei si faccia gli affari suoi.
  • Giusto, non s’intrometta.
  • Ti ricordi quando facevamo il corso di teatro?
  • E chi se lo scorda, bei tempi.
  • La cosa più bella che abbiamo fatto è stata l’esercizio in cui dovevamo litigare, ci siamo così immedesimati nella parte che hanno dovuto separarci.
  • Secondo me come litighiamo noi, non litiga nessuno.
  • Hai ragione, è proprio una vera amicizia.
  • Lasciati abbracciare.
  • Di nuovo, ma allora sei fissato. Va bè, ti saluto e Buon Natale.
  • Anche a te, quest’anno sarò solo con i miei.
  • Perché non vieni da me, siamo già in dodici.
  • Come fate, non si può.
  • Verranno tutti due alla volta e “intoculo” a Conte!
  • Roba da matti, quasi quasi ti denuncio.
  • Vuoi che ti prenda di nuovo a schiaffi?
  • Avanti fammi vedere.

Ricominciarono ad accapigliarsi, furono interrotti dal suono della sirena e dalla sgommata della volante che il cameriere del bar si era premurato di avvertire.

Dic 16, 2020 - Racconti    Commenti disabilitati su Ammore e terremoto

Ammore e terremoto

#na

Rosaria arrivò puntuale all’appuntamento con Peppino, era proprio carina con quel vestitino appena comprato, il suo fisico da modella, alta e slanciata, faceva il resto, aprì la portiera della cinquecento, che Peppino trattava come fosse una Rolls Royce.

Appena si fu seduta Peppino si avvicinò.

  • Rosà dammi un bacio, subito!
  • No, oggi no.
  • Ma che dici, cos’hai oggi?
  • I miei non mi faranno più uscire.
  • Ma, siamo già costretti ad uscire solo la domenica pomeriggio, perché di sera non puoi, cos’altro c’è adesso?
  • C’è che devi venire a casa a conoscerli.
  • Gliel’hai detto? Non sanno che esci con un’amica?
  • Hanno mangiato la foglia, quando fai lo squillo e poi vedono che mi precipito al telefono quando richiami, e poi parlo a bassa voce, l’hanno capito che non è un’amica.
  • Io adesso non mi sento pronto, non è che non voglia venire a conoscere i tuoi, volevo che… insomma essere più sicuri… magari appena ho un lavoro fisso e possiamo fare dei progetti.
  • Allora fammi scendere, me ne torno a casa.
  • Questo è un ricatto, non roviniamoci la domenica, ne parliamo in settimana.
  • No, ne parliamo adesso, a volte ho l’impressione che tu esca con me solo per far l’amore.
  • Lo sai che ti amo, non vedo l’ora di vederti, anche solo per parlare.
  • Si, due minuti parli, poi si passa ai fatti.
  • Dammi un bacio.
  • No…

I buoni propositi andarono a farsi benedire e Rosaria lasciò che Peppino la baciasse.

Per incontrarsi sceglievano il viale d’accesso alla piscina Quattro Venti, un viale lontano dalle abitazioni alla periferia di Napoli, ritrovo di tante altre auto parcheggiate una dietro l’altra, con altrettante coppiette, così in compagnia si era al sicuro da incontri con eventuali malintenzionati e specialmente d’inverno, tra il buio che arrivava presto e l’appannamento dei vetri della loro cinquecento, la privacy era garantita. Al parco della Rimembranza a Posillipo invece c’era troppa gente che passeggiava e bisognava munirsi di giornali per tappezzare i vetri dell’auto.

  • Piano Peppì, come sei focoso oggi, stai facendo muovere tutta la macchina.
  • Ma non sono io, vedi adesso sto fermo e la macchina si muove lo stesso.
  • Come mai?
  • Ho capito cos’è successo, dev’essere quello della macchina dietro, si è parcheggiato troppo vicino e deve avere agganciato il paraurti, così col movimento fa muovere anche la nostra macchina.
  • Possibile?
  • Adesso scendo e vado a vedere.
  • Mi raccomando non ti mettere a litigare.
  • Tranquilla, non mi voglio rovinare la domenica.

Peppino scese, e si rese conto che la macchina parcheggiata dietro la sua cinquecento era alla giusta distanza, d’improvviso tutti gli antifurto delle abitazioni e delle automobili parcheggiate nelle vicinanze cominciarono a suonare all’unisono, e udì le urla delle persone che si erano precipitate in strada.

Era il 23 novembre 1980, a Napoli ed in Campania c’era stato uno dei terremoti più devastanti del secolo.

Dic 9, 2020 - Racconti    Commenti disabilitati su Il lucidalabbra

Il lucidalabbra

labbra

  • Dai Paolo andiamo a prendere un caffè, – disse Francesca.

A Paolo sembrò di toccare il cielo con un dito, Francesca l’aveva sempre snobbato, di solito era lui che la invitava e lei con una scusa rifiutava.

Francesca turbava i suoi sonni, tante volte aveva sognato amplessi con lei od anche solo di baciarla, però lei non l’aveva mai incoraggiato, le aveva fatto capire più volte le sue intenzioni, per quanto la sua innata timidezza gli aveva concesso, lei però viveva in un mondo tutto suo e lui in quel mondo non era compreso.

A ben vedere Francesca non era una bellezza stratosferica, eppure a lui piaceva da morire, quando si dice che l’amore è cieco.

Probabilmente era attratto dal suo modo di fare, diverso dalla maggior parte delle sue colleghe, magari un giorno beveva il caffè e il giorno dopo una tisana, quando si parlava di sesso non sembrava particolarmente interessata, poi si iscriveva a un corso di burlesque.

Adesso il caffè era un’occasione per parlare da soli, infatti pur essendo colleghi di lavoro non erano molte le occasioni di parlare in tranquillità.

E poi rimaneva incantato nel guardare le sue labbra che si poggiavano sulla tazzina e il cucchiaino leccato dopo aver rimescolato lo zucchero, avesse dato retta al suo impulso l’avrebbe baciata lì davanti a tutti, l’unica cosa che riusciva a fare era di rimanere con l’espressione ebete e lo sguardo fisso nel vuoto.

Un altro problema del suo comportamento era quello di perdersi nelle sue fantasticherie e quindi quando poi ritornava alla realtà non riusciva a spiaccicare un discorso intelligente, finiva sempre per fare la figura dell’idiota.

Così anche stavolta dopo aver bevuto il caffè, si apprestavano a ritornare in ufficio e tutti quei discorsi che si era preparato, che si era immaginato di fare, si erano volatilizzati, non sarebbe mai riuscito, in questo modo, a destare il suo interesse.

  • Aspetta un attimo, – disse Francesca – mi do un’aggiustatina.

Paolo guardava Francesca e ne era estasiato, osservava i suoi movimenti leggiadri mentre si passava il lucidalabbra, le labbra che si umettavano, superò la sua inguaribile timidezza e disse:

Me lo faresti assaggiare il lucidalabbra?”

Ce l’aveva fatta, era riuscito a chiederglielo, abbasso lo sguardo ed anche la testa, cercando di dissimulare il rossore che inevitabilmente era comparso sul suo viso, però era al settimo cielo, era riuscito a sbloccarsi, si complimentò mentalmente con sé stesso.

Francesca lo guardò distrattamente e con noncuranza infilò la mano nella borsetta e gli porse lo stick del lucidalabbra.

Dic 5, 2020 - Racconti    Commenti disabilitati su Il sogno della Gestapo

Il sogno della Gestapo

gestapo

Toc, toc!

– Wolfgang ti prego aprimi!

Toc, toc!

Finalmente la porta si aprì e Wolfgang apparve in veste da camera.

  • Cosa ti succede Abraham?

Abraham entrò e chiuse la porta.

  • Ti prego Wolfgang devi aiutarmi, la Gestapo mi cerca.
  • Lo sai cosa succederebbe a me e alla mia famiglia se ti trovassero qui?
  • Non so dove andare… ti prego. A te non farebbero mai niente.
  • Oh, ci vuol poco a fargli cambiare idea, piuttosto tu in che guaio ti sei cacciato?
  • Ho avuto una discussione con un amico, anzi ex amico che ha minacciato di denunciarmi, ha offeso la mia famiglia, non ci ho più visto, l’ho preso a pugni, cadendo ha battuto il capo e sono dovuto scappare via.
  • Ti ha visto qualcuno venire qui?
  • No, credo di no.

Toc, toc!

  • Sono già qui?
  • Meno male che non ti aveva visto nessuno.
  • Chi è?
  • Aprite polizia!
  • Un momento. Vieni in sala, arrampicati nel camino, ci sono dei mattoni sporgenti stai lì e non far rumore.

Wolfgang andò ad aprire.

  • Buongiorno capitano, come mai da queste parti?

Il capitano e due soldati entrarono nell’appartamento.

  • Sono il capitano Wolf, un uccellino ci ha detto che potremmo trovare qualche topo di fogna da queste parti. Perquisite l’appartamento.
  • Chi cercate?
  • Uno sporco ebreo che ha ucciso un camerata.
  • Capitano, lei dovrebbe sapere che non frequento quel genere di persone.

Wolfgang ammiccò indicando il camino.

  • Herr Wolfgang, come mai con questo freddo ha il camino spento?
  • Capitano Wolf, purtroppo non è facile reperire la legna e bisogna risparmiare quella poca che c’è.

Il capitano afferrò un attizzatoio e diede un colpo deciso su per la canna del camino.

Un grido, Abraham precipitò a terra e fu afferrato dai due soldati.

  • Visto Herr Wolfgang che ci sono topi di fogna nella sua casa, stia attento d’ora in poi se non vuol finire in loro compagnia. Arrivederci.

Abraham si ritrovò legato ad una sedia, completamente nudo ed aveva già subito la tortura dello spegnimento delle sigarette sulla pelle, un soldato nazista si avvicinò con un secchio colmo d’acqua gelata e glielo rovesciò addosso.

  • Aaaahhhhhhhh!

Abraham si svegliò madido di sudore al centro del letto, si guardò intorno e riconobbe con piacere la sua cameretta, per fortuna era stato solo un sogno, anzi un incubo, in questo periodo disgraziato col Covid che imperversa gli mancavano solo gli incubi con i nazisti.

Si ributtò sotto le coperte e riprese a dormire.

Ma dov’è finito, come ha potuto liberarsi, cercatelo… ah eccolo lì nell’angolo, prendetelo e legatelo di nuovo, stavolta non riuscirà a scappare, portatemi il nerbo di bue, merita una bella lezione.

Dic 2, 2020 - Racconti    Commenti disabilitati su Covid ibernati

Covid ibernati

ibern

  • Peppino dammi una mascherina che devo uscire
  • Nonno, a cosa ti serve la mascherina?
  • Non lo sai che è obbligatoria?
  • Nonno non la usa più nessuno da un anno, da quando hanno scoperto la cura con gli anticorpi, hai di nuovo dimenticato di prendere le gocce per la memoria?

La terribile pandemia del Covid-19 del 2020 e 2021 ormai era solo un cattivo ricordo, nel 2021 era stato scoperto per caso in un laboratorio cinese un vaccino ibernante, visto che il vaccino anti-Covid non aveva dato gli esiti sperati.

Molti avevano scelto di farsi ibernare e avevano visto giusto, il Covid infatti era stato definitivamente sconfitto solo qualche anno dopo nel 2024, quando furono scoperti degli anticorpi finalmente efficaci.

Nel 2025 cominciarono a risvegliare gli ibernati senza grossi problemi, a parte qualche effetto collaterale, per esempio di notte il cervello resettava tutto e la memoria ritornava al momento del risveglio, dimenticando tutto il resto.

Per fortuna era stato trovato subito l’antidoto, un medicinale da assumere tutte le sere che evitava l’inconveniente.

  • Ma sei sicuro che la mascherina non serve più?
  • Sì nonno, tranquillo, visto che bisogna ricominciare daccapo perché hai dimenticato le gocce, ti spiego: nel 2021 abbiamo scelto di utilizzare il vaccino ibernante che rallenta le funzioni vitali fino a cinque anni.
  • Anche io?
  • Veramente tu eri già anziano e non era previsto, poi hai bevuto per sbaglio quello di mia sorella, hai avuto un po’ di problemi al risveglio ma adesso stai bene, sembri persino ringiovanito, l’unica cosa è che non devi dimenticare le gocce per la memoria, altrimenti bisogna ricominciare a spiegarti tutto daccapo.
  • In effetti mi sento bene, l’unica cosa è questa vocina, sarà mal di gola.
  • Non proprio, il motivo è che hai bevuto quello riservato alle donne e ti sei beccato l’effetto collaterale.
  • Quindi parlerò sempre così? Dimmi ce ne sono altri di effetti collaterali?
  • Si, però preferirei non dirteli, li scoprirai da solo.
  • Uhm!

Il nonno si alzò dalla poltrona e fece per andare in camera, nel corridoio vide la sua immagine riflessa nello specchio.

  • Noooooo!

Aveva visto nello specchio il rigonfiamento nel maglione: gli erano spuntate un bel paio di tette!

Nov 22, 2020 - Racconti    Commenti disabilitati su Il mio amico Mario

Il mio amico Mario

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Dai Mario scendiamo a fare due passi.

Ne approfittiamo per prendere un caffè, si lo so possiamo prenderlo solo da asporto, meglio che niente.

Bene dai, sono riuscito a convincerti.

Si respira anche bene, in città ci sono meno macchine che circolano, l’aria è meno inquinata.

  • Buongiorno, ci prepara due caffè per favore?
  • Due?
  • Si, certo. (Mario tu come lo prendi?) Due macchiati con un po’ di schiuma grazie.

Mario, guarda che pezzo di gnocca. Come? Va bene, lo so che non è il momento di cercare relazioni, però almeno guardare possiamo concedercelo. Guarda che carrozzeria, maledetto Covid altrimenti…

Ah, dici che anche se non ci fosse stato il Covid non ci avrebbe degnato di uno sguardo lo stesso?

Va be’, almeno possiamo sognare, questa maledetta pandemia non ci permette nemmeno di sognare, in effetti mettiamo il caso che fossimo riusciti ad attaccar bottone, chi avrebbe il coraggio di intraprendere una relazione proprio adesso?

Beato te Mario che la prendi con filosofia, a me i contatti sociali mancano tantissimo, l’aperitivo con gli amici, le donne, il calcetto, invece adesso facciamo scorpacciate di serie tv.

Anche passeggiare è diventato un problema, indossare sempre la mascherina, adesso poi abbiamo il festival di colori, prima siamo diventati zona gialla e la sera locali chiusi, poi siamo diventati arancione e niente più ristoranti anche a mezzogiorno, però passare in zona rossa e rimanere confinati non riesco ad accettarlo, tornare alla vita che si faceva durante il lockdown in primavera non riuscirò a sopportarlo.

Cosa dici Mario, rientriamo? Tanto quattro passi li abbiamo fatti, torniamo a casa e prepariamo il pranzo, cosa vorresti mangiare?

Spaghetti aglio olio e peperoncino? Sono d’accordo, poi un po’ di formaggio, un bicchiere di vino rosso, poi divano e guardiamo un bel film, cosa ne dici?

Dlin, dlon!

Mario hanno suonato, chissà chi sarà?

Apro io, buongiorno!

Mario è il corriere, è arrivato il pacco che avevamo ordinato tre mesi fa.

  • Scusate il ritardo, ma in questo periodo è normale. – disse il fattorino. –
  • Cosa ti dicevo Mario, è un ritardo normale di questi tempi.
  • Scusi, ma con chi sta parlando?
  • Con il mio amico Mario.
  • Ma io non vedo nessuno!
  • È arrivato da quando c’è il Covid, serve a non farmi impazzire.
  • La solitudine è brutta, la capisco!
  • Mi raccomando però, non lo dica a nessuno.

 

Ott 20, 2020 - Poesia    Commenti disabilitati su Autunno

Autunno

autunno

Sospiri sonnolenti

di vacche grigie

dalle notti insonni.

Uno sbuffo di fumo

sale dal camino

e intirizzito

volge lo sguardo

al bosco assonnato.

In bici si va

a respirare

profumo di libertà.

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