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Ammore e terremoto

Rosaria arrivò puntuale all’appuntamento con Peppino, era proprio carina con quel vestitino appena comprato, il suo fisico da modella, alta e slanciata, faceva il resto, aprì la portiera della cinquecento, che Peppino trattava come fosse una Rolls Royce.

Appena si fu seduta Peppino si avvicinò.

I buoni propositi andarono a farsi benedire e Rosaria lasciò che Peppino la baciasse.

Per incontrarsi sceglievano il viale d’accesso alla piscina Quattro Venti, un viale lontano dalle abitazioni alla periferia di Napoli, ritrovo di tante altre auto parcheggiate una dietro l’altra, con altrettante coppiette, così in compagnia si era al sicuro da incontri con eventuali malintenzionati e specialmente d’inverno, tra il buio che arrivava presto e l’appannamento dei vetri della loro cinquecento, la privacy era garantita. Al parco della Rimembranza a Posillipo invece c’era troppa gente che passeggiava e bisognava munirsi di giornali per tappezzare i vetri dell’auto.

Peppino scese, e si rese conto che la macchina parcheggiata dietro la sua cinquecento era alla giusta distanza, d’improvviso tutti gli antifurto delle abitazioni e delle automobili parcheggiate nelle vicinanze cominciarono a suonare all’unisono, e udì le urla delle persone che si erano precipitate in strada.

Era il 23 novembre 1980, a Napoli ed in Campania c’era stato uno dei terremoti più devastanti del secolo.

Ammore e terremotoultima modifica: 2020-12-16T18:54:05+01:00da
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