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Giu 15, 2022 - amarcord, blog life, sfoghi    Commenti disabilitati su Ho perso le parole

Ho perso le parole

nuvola

Ho perso le parole, eppure sono tante, ma le parole bisogna accoppiarle agli eventi ed in questo caso non c’è feeling tra gli eventi e le parole.

Il bianco e il nero, parrebbe semplice scegliere l’uno o l’altro colore, ma non è così, ci sono un’infinità di toni grigi nel mezzo, eppure molte volte questi toni intermedi non esistono, bisogna scegliere: bianco o nero.

Eppure la vita è limitata con solo due colori, provate a chiudere gli occhi e ad immaginare ciò che avete davanti in bianco e nero, riapriteli e godete dei colori, che spettacolo meraviglioso.

Ti tocco o perlomeno mi sembra di farlo, ma non è possibile toccare un oggetto immateriale, eppure sembri viva, tangibile ed invece le dita si perdono nel vuoto, sembrano pensieri che vagano senza meta, come una barca alla deriva, alla ricerca di un molo sicuro dove attraccare.

Un profumo sale alle narici, inebriante, piacevole, oggi invece quel profumo è disgustoso, eccessivo, eppure è lo stesso di sempre. Sembra ieri quando potevo godere di quel profumo, è bastato un alito di vento perché volasse via e forse è meglio così.

Un suono melodioso s’insinua nel padiglione auricolare, una musica oserei dire celestiale se fossi in modalità mistica, le note salgono, scendono, si riuniscono in accordi, tutto sembra obbedire ad un ordine magico, poi odo la tua di voce e l’incantesimo si spezza, diventa gracchiante come una puntina usurata su un vecchio disco di vinile.

Voglia di cioccolato fondente, dicono che tiri su l’umore, oppure è un’illusione, gratificare il palato pensando di gratificare la mente, concedersi il piacere di assaporare la dolcezza, augurandosi che possa nascondere il retrogusto amaro della realtà.

Sapete cos’ho fatto? Ho preso i cinque sensi, li ho messi nel contenitore e li ho shakerati con forza ed è venuta fuori una massa informe, molle e puzzolente, eppure l’altro giorno avevo mescolato gli stessi ingredienti ed era venuto fuori un nettare meraviglioso.

Così capita nella vita, a volte meraviglia, a volte orrore, gli eventi influenzano l’umore oppure l’umore influenza gli eventi, non lo so, ho perso le parole.

 

 

Feb 2, 2021 - blog life    Commenti disabilitati su Un giorno speciale

Un giorno speciale

pat

Auguri di buon compleanno amore mio.

Avrei potuto essere retorico e dire:

ti amo come il primo giorno,

ma non è così.

L’amore di oggi è sicuramente diverso

da quello di anni fa e

se dovessi paragonarti ad un fiore

saresti una rosa:

bei petali, un buon profumo,

ma anche qualche spina.

Potrei contentarmi d’inebriarmi col profumo,

contemplare la bellezza dei petali,

invece ti afferro per lo stelo,

e allora zac! Pungersi è inevitabile.

D’altronde una rosa senza spine

sarebbe un fiore senza carattere,

e sono proprio loro, le spine,

ad accrescerne il fascino,

Auguri amore mio

per i tuoi primi sessant’anni.

Ago 24, 2020 - blog life, Racconti    Commenti disabilitati su Il mistero del quadro dimenticato

Il mistero del quadro dimenticato

Blu

Dipingere è stata una delle mie passioni giovanili, poi altri interessi sono subentrati e la pittura è stata accantonata,

Però era in stand by, l’avevo solo messa momentaneamente da parte, mi ripromettevo di riprendere non appena fossi stato in pensione, nel momento in cui mi sarei trovato a disporre di numerose ore di tempo libero, per superare il primo impatto da mancanza di impegni di lavoro.

Tutto sommato non me la sono cavata male, non ho avuto attacchi di nostalgia per il lavoro, poi è arrivato il lock down che ha intensificato la produzione artistica.

I social hanno contribuito a superare i momenti di inattività e a mantenere i contatti con gli amici e i parenti, tutto nella norma, fino al giorno in cui tramite Whatsapp mi arriva l’immagine di un quadro.

Il numero del mittente non è tra i miei contatti e questo stimola la mia curiosità, il quadro raffigura una ballerina che si allaccia una scarpetta su sfondo blu, probabilmente una copia di un dipinto di Degas, la firma è la mia, però non ricordo quando l’ho dipinto, probabilmente sarà stato trent’anni fa.

Ma chi è la misteriosa sconosciuta che mi ha inviato il messaggio su Whatsapp?

Alla mia richiesta di conoscere la sua identità mi ha risposto inviandomi un suo quadro raffigurante un ritratto di donna, scrivendomi testualmente: “ Il quadro è tuo pensavo lo riconoscessi, non pensare a chi sia il mittente, scusa il disturbo, lascia perdere”.

Oh cielo, non riesco a capire chi possa essere, è un mio quadro, a chi l’ho regalato?

Oppure potrei averlo venduto?

Mi piace pensare ad una mia ammiratrice, potrebbe esserci stata una storia fra noi due?

Improbabile, me ne ricorderei, potrebbe essere stata solo una simpatia, senza ulteriori conseguenze.

Ma allora perché inviarmi la foto del quadro dopo tanto tempo e perché celare la sua identità?

“Ero innamorata di te, mi piaceva ogni cosa che tu facevi, avrei voluto che mi considerassi un po’, ma tu eri già impegnato e non c’era spazio per me.Mi piacerebbe rivederti, però forse è troppo tardi, scusami ripensavo a diversi momenti della mia vita e mi è capitato di pensare a te, fai finta che non sia successo niente.”

“Non ti sei mai accorto di me, occupato com’eri a scherzare con tutte le persone fornite di un paio di tette, mentre io soffrivo in silenzio e non ti accorgevi di tutte le attenzioni che avevo per te, ti ho commissionato quel quadro per avere un oggetto tuo da venerare.”

  • Svegliati pigrone è ora di svegliarsi, la scopa elettrica ti attende stamattina!

La luce del giorno invase la camera da letto riportandolo nel mondo reale.

  • Senti cara, ti ricordi quella copia di Degas che avevo dipinto un po’ di tempo fa, ti ricordi mica a chi lo avevamo dato.
  • Figurati, con tutte le tele che hai imbrattato se me lo ricordo, forza salta giù dal letto.
Giu 26, 2020 - blog life, Racconti    Commenti disabilitati su L’ammore a Posillipo

L’ammore a Posillipo

na

 

<<Signora Carmela quanta mozzarella vi serve? >>

<<Fai una confezione di mozzarelle e una di fiordilatte, >>

Vincenzo prese le due confezioni dal suo furgoncino di rappresentante e le consegnò alla negoziante.

<<Signora Carmela oggi se volete ho anche la zizzona di Battipaglia, anche se, >> si avvicinò e abbassò la voce, <<non c’è bisogno di andare fino a Battipaglia per trovare la zizzona. >> indirizzando lo sguardo nel decollete della procace signora Carmela.

<< Vincenzì tieni sempre voglia e pazzià, lo sai che potrei essere tua madre. >>

rispose Carmela, ma dentro di sé provava piacere per le attenzioni di quel simpatico giovanotto.

<<Carmè ti spicci o no! >> una voce cavernosa giunse dal retrobottega,Pasquale il marito della signora Carmela mal sopportava quel modo di scherzare.

<<Arrivo! Va bè Vincenzì, ci vediamo la settimana prossima. >>

Vincenzo arrivò a casa parcheggiò il furgone della ditta, il tempo di una lavata e corse dalla sua bella, che in questo momento non era la sua ragazza, bensì la 500 che aveva acquistato di seconda mano con enormi sacrifici, ma avesse avuto una Ferrari non avrebbe provato le stesse gioiose sensazioni.

Correva l’anno 1978 o giù di lì, Vincenzo era orgoglioso di mostrarsi alla guida della sua 500 e salutava allegramente gli amici dal finestrino abbassato,

Oggi, domenica pomeriggio, avrebbe ascoltato volentieri “Tutto il calcio minuto per minuto”, ma era ansioso di passare da Rosaria, la sua ragazza, per farle fare un bel giro sulla sua automobile.

Di solito la domenica pomeriggio uscivano a piedi, lunghe passeggiate mano nella mano alla ricerca di un posticino dove godere di un po’ d’intimità.

In una città come Napoli però trovare un posto dove stare appartati non è un’impresa semplice, a piedi poi.

Si erano dati appuntamento a Piazza Municipio perché il loro fidanzamento non era ancora ufficiale, Vincenzo parcheggiò e scese dall’auto, si mise a contemplare l’automobile, era in buone condizioni, nonostante non fosse nuovissima, comunque per lui era bellissima.

Bellissima era anche Rosaria, quando la vide apparire col sole che le baciava il viso, pensò di essere fortunato ad avere una ragazza così bella.

<< Oggi finalmente abbiamo l’automobile, facciamo un bel giro fino al Parco della Rimembranza a Posillipo.>>

Il Parco della Rimembranza era il ritrovo delle coppiette, ci si parcheggiava e…

<< Non è meraviglioso! >> disse Vincenzo.

<< Stupendo! >> gli fece eco Rosaria.

<< Però devi darmi una mano. >>

<< Certo. >>

<< Passami dei pezzettini di scotch, io intanto preparo il giornale. >>

Dopo qualche minuto i vetri della 500 erano completamente tappezzati dall’interno di fogli di giornale, garantendo la privacy ai fidanzati.

Lungo i viali del Parco non era certo l’unica automobile ad essere tappezzata così, a Posillipo oltretutto si può godere di una vista meravigliosa, anche se molti degli automobilisti parcheggiati, in quel momento non si curavano molto del panorama.

<<Ti amo, si ‘a vita mia! >> sussurrava Vincenzo nell’orecchio di Rosaria mentre la baciava con passione.

<< Pur’io te voglio bene assaje. >> confermava Rosaria nella penombra creata dai giornali, ma mentre lo diceva una lama di luce penetrò nella vettura.

<<‘O scotch, s’è scollato ‘o scotch! >>

Questo era uno degli inconvenienti che poteva capitare, quando le effusioni diventavano più ardenti, nell’auto la temperatura saliva e la colla del nastro adesivo non reggeva.

D’inverno quando veniva buio presto, dopo qualche minuto di effusioni i vetri si appannavano e garantivano la privacy senza bisogno di ricorrere ai giornali, in primavera e in estate invece era impossibile farne a meno.

Vincenzo si diede da fare ed in un baleno rimise a posto lo scotch e riprese il lavoro interrotto, erano entrambi tremendamente sudati però erano anche felici.

Vincenzo azionò il dispositivo che serviva a sbloccare il sedile del passeggero in modo da poter ribaltare lo schienale all’indietro, fece sdraiare Rosaria e si sdraiò sopra di lei.

Era praticamente in estasi quando il toc toc sul vetro dell’auto lo fece sobbalzare.

<<Oddio e chi è? >> esclamò Vincenzo.

<<Secondo me sono i vigili, tengo paura! >> disse Rosaria allarmata.

<< Stai tranquilla, ci penso io >>

Vincenzo la confortò con una carezza mentre si rimetteva la camicia.

Si ricomposero, Vincenzo spostò il giornale e abbassò il finestrino, fuori dall’auto c’era un ragazzino con un vassoio da bar e dei bicchierini all’interno.

<<Vulite ‘ò cafè? >> fece il ragazzino.

Vincenzo strabuzzò gli occhi e guardò Rosaria con espressione sbigottita.

<< Va bè, dammene due! >> disse rivolto al ragazzo.

Mag 7, 2020 - Attualità, blog life, Racconti    Commenti disabilitati su I single e la pandemia

I single e la pandemia

nokia

– Dura la vita per i single col coronavirus?

– A chi lo dice!

Filippo intervistato dalla tv locale, rispondeva alle domande dell’intervistatrice che realizzava un servizio di costume sugli effetti della pandemia sulla popolazione.

– Per noi single è veramente dura, certo abbiamo scelto o per necessità di essere single, però un conto è avere la libertà di uscire, incontrare degli amici, un’altra è rimanere reclusi in casa.

Certo molti hanno cercato di risolvere con le videochiamate, ma io che ho un vecchio Nokia, si ricorda quelli con la suoneria tiritiri tiritiri ti?

– Si, certo me lo ricordo.

– Io neanche quelle potevo fare, mi accontentavo di parlare a voce. Poi non ho neanche Uozzap, perché il telefono è vecchio e non lo sopporta.

  • Supporta!
  • Come?
  • Niente, niente. Qual è il problema più grosso per voi single in questo periodo?
  • Quello di essere sempre soli e poi…
  • Poi?
  • Poi c’è le amiche, non potere… insomma il sesso.
  • Come l’ha risolta?
  • Ho chiesto ad un mio amico e mi ha risposto: Youporn e bricolage, ma non ci ho capito niente. Adesso però si può cominciare ad uscire.
  • Per andare a trovare i congiunti.
  • Giusto, ed io vado appunto a congiungermi, il problema è che c’è paura, è peggio dell’Aids, almeno con quello ti mettevi il preservativo ed eri quasi sicuro.
  • Come comunicate?
  • Con i messaggini, come le ho detto, io Uozzap non ce l’ho. Però ogni tanto faccio casino con i messaggi, non sono tecnologico. Una volta ho scritto: Quando me la dai? – poi per errore l’ho spedito a mia madre.
  • E lei cosa ha risposto.
  • Ha risposto: Ti faccio nata vota la pastiera, non mi ricordo che mela avevi chiesta.
  • Divertente, mi racconti l’ultima avventura..
  • Ci siamo dati appuntamento al supermercato, già che c’ero ho fatto anche un po’ di spesa. Ci siamo presentati da lontano con la mascherina, poi siamo andati in un sottoscala che conosceva lei. Per farci aprire ha detto che era la postina.
  • In un sottoscala?
  • Si, lei lo conosceva bene, non ci andava mai nessuno, era un palazzo abitato da gente anziana.
  • Uhm!
  • Comunque abbiamo fatto tutto con la massima sicurezza.
  • Con le mascherine?
  • Io si, lei però se l’è tolta… per forza. È stato bello, nemmeno caro, mi ha fatto lo sconto coronavirus, l’unico problema è che avevo comprato anche i surgelati e li ho dovuti buttare tutti.
Apr 18, 2020 - blog life, Racconti    1 Comment

Alice

Alice nel paese delle meraviglie

Il paesaggio sembra scaturito dalla penna di Lewis Carroll, e lei è lì che balla sul prato, com’è leggiadra Alice mentre volteggia con grazia, i veli trasparenti che la ricoprono lasciano intravedere le sue forme adolescenziali, i capelli biondi disegnano soffici volute nell’aria e poi si poggiano delicatamente sulle spalle bianche, dal bosco proviene una dolce musica: il waltz n.2 di Shostakovic, con le note che ballano con le goccioline di rugiada aggrappate tenacemente ai fili d’erba, mentre il profumo dell’imminente primavera s’innalza nella radura, sembra quasi di assaporare il gusto di miele d’acacia sulle labbra.

La luce filtra dalla persiana, Marco riapre gli occhi deluso per il risveglio e ascolta il silenzio irreale di una mattinata lavorativa, si fa per dire visto che a lavorare sono veramente in pochi, solo qualche mese fa il rumore del traffico s’insinuava tra gli infissi, molesto, invadente, poi il suono sgradevole della sveglia ti ricordava l’inizio del nuovo giorno.

Adesso ti meraviglia vederla lì, lei, la sveglia che continua imperterrita a scandire i secondi, i minuti, però in silenzio, non c’è nessuna fretta, la giornata da reclusi è lunga, lunghissima.

Oggi però c’è l’ora d’aria settimanale, la spesa alimentare, d’altronde bisogna pur mangiare anche se le calorie spese sono veramente poche, Marco avrebbe voluto cimentarsi nell’arte culinaria, ma sapeva già di non trovare la farina, il lievito ed allora avrebbe finito per comprare i soliti piatti pronti surgelati.

Uno dei problemi che ci troveremo ad affrontare quando la morsa della pandemia sarà allentata è l’obesità, il poco movimento, le pizze, le focacce ed i dolci fatti in casa abbondano su tutte le tavole, almeno su quelle di chi è riuscito a far incetta di lievito e farina.

Marco scese in strada e quasi avrebbe preferito ascoltare il suono di un clacson, invece c’era il vecchietto in mascherina che portava a spasso il cane, il runner solitario che faceva la circumnavigazione dell’isolato e nient’altro.

D’improvviso la vide nell’oasi canina, Alice osservava sorridente le rincorse del suo Schnauzer, adesso non aveva i veli addosso ma un bel paio di jeans attillati, una camicetta bianca, sbottonata quel tanto che basta per far intravedere la curva morbida di due seni giovanili.

Il suono di un’ambulanza lo distrasse quel tanto che basta da fargli distogliere lo sguardo, quando tornò a guardare verso l’isola canina Alice non c’era più, si guardò intorno ma non c’era anima viva.

Riprese un po’ contrariato la strada verso l’ipermercato e si preparò ad affrontare la sfida con gli altri clienti: il mantenimento della distanza sociale.

Mentre guardava desolato lo scaffale delle farine completamente vuoto, sollevò lo sguardo e la vide nel reparto delle tinture per capelli, afferrò il carrello e si precipitò verso di lei.

  • Signore scusi, non può passare dobbiamo ricaricare gli scaffali.
  • Devo… prendere una tintura,
  • Faccia pure il giro di là.

Marco si precipitò da quella parte, per poco non urtava una vecchietta e nel farlo aveva fatto in tempo a scorgere il suo sguardo terrorizzato.

Arrivò trafelato nel reparto tinture e Alice non c’era più, si mise a cercarla in tutte le corsie, niente si era volatilizzata.

Demoralizzato prese a caso un po’ di piatti pronti dal reparto surgelati e si avviò verso la cassa, la vide che stava uscendo, aveva due persone in fila davanti, non ce l’avrebbe fatta!

  • Permesso, permesso.
  • Signore, cosa fa, rispetti la fila!

Marco aveva abbandonato carrello e spesa e si era precipitato all’esterno, ma Alice era scomparsa, da quando Alice lo aveva lasciato, per una pausa di riflessione aveva detto, non era più riuscito a comunicare con lei, al telefono non rispondeva e a causa di questa maledetta pandemia non poteva nemmeno andare a cercarla.

Rincasò affranto e senza spesa, al diavolo tutto esclamò, si lasciò cadere sul divano e afferrò il telecomando dello stereo, ma sì, ascolto un po’ di musica a tutto volume così mi tiro su, col pollice premette il tasto rosso dell’accensione e le note della canzone risuonarono nell’aria :

E io non ci sto più
E i pazzi siete voi…

Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sole
Mentre il sole fa l’amore con la luna.

Feb 27, 2020 - Attualità, blog life, Racconti    Commenti disabilitati su L’amore ai tempi del coronavirus

L’amore ai tempi del coronavirus

cv

Etciù!

Lo starnuto di Gianni risuonò sonoro nell’appartamento.

Meno male che sono ancora in casa, pensò Gianni, non ho fatto a tempo a proteggermi col gomito, fossi stato in strada avrei scatenato un fuggi fuggi generale.

Si infilò il giubbotto, cappello e sciarpa a mo’ di mascherina e scese in strada.

Le strade erano deserte, pochi viandanti, poche automobili, l’aria era tersa, il cielo sgombro di nuvole e il sole perfino troppo caldo in questo febbraio anomalo.

Di positivo c’era che con così poche auto l’aria era sicuramente più respirabile.

In giornate così sembrava impossibile ammalarsi, i suoi pensieri andarono a pescare nei ricordi dell’infanzia, quando era a letto con la febbre e magari fuori era brutto, pioveva, faceva freddo, sembrava quasi una logica conseguenza essere a letto ammalati.

In una giornata di sole no, non ci si può ammalare, non si può stare a letto febbricitanti in una giornata di sole.

Eppure in questo strano febbraio, di questo maledetto anno bisestile erano in tanti a dover stare a casa col sole, oltre a quelli malati, anche quelli costretti in via precauzionale, e quelli volontariamente reclusi per sfuggire alle proprie paranoie.

Aveva deciso di fare quattro passi a piedi per andare da Marta, la sua ragazza, erano insieme da sei mesi, non sapeva ancora dire se erano fatti l’uno per l’altra, fisicamente le piaceva molto, il suo sorriso era irresistibile, altrettanto irresistibili i suoi sbalzi d’umore.

D’altronde nella sua esperienza di quarantenne, donne prive di sbalzi d’umore non ne aveva conosciute, e facendo un po’ di autocritica anche lui stesso aveva un carattere un po’ fumino.

Di Marta le piaceva il carattere: solare, allegra, piena d’iniziative, e soprattutto dotata di “sense of humor”, nelle giornate di luna buona si facevano scorpacciate di risate insieme.

Così perso nei suoi pensieri era giunto nei pressi del suo appartamento e per continuare la sua uscita salutista salì a piedi i tre piani per giungere da Marta.

Dlin, dlon!

La porta si apre e Gianni fa per entrare, poi si blocca e strabuzza gli occhi.

  • Ma… mi accogli con la mascherina?
  • Shhhhh! Mettila anche tu.
  • Ma…
  • Obbedisci!
  • Veramente… sono venuto perché… insomma non dobbiamo far l’amore?
  • Lo so.
  • Con la mascherina?
  • Beh, non ti ricordi quando avevo il mal di gola, lo facevamo senza baciarci.
  • Si, però…
  • Cosa fai?
  • Visto che non posso baciarti ti tocco.
  • Pazzo, prima usa l’amuchina.
  • E va bene, disinfettiamoci le mani. Adesso posso toccarti?
  • Sarebbe meglio di no, dovremmo stare almeno ad un metro di distanza.
  • Noooo!
  • Senti ho pensato ad una cosa bellissima, un’esperienza diversa, ascolta tu ti metti sul divano ed io sulla poltrona e poi cominciamo a spogliarci.
  • Non mi entusiasma molto.
  • Dai, pensa agli adolescenti che si fanno la videochiamata con lo smartphone, noi invece siamo vicini.
  • Ma io non sono un adolescente!
  • Per una volta torniamo bambini, su!
  • Non mi ispira.
  • Dai, se proprio vogliamo esagerare guardiamo anche un film porno.

Gianni perde la pazienza, si toglie la mascherina la butta via e si avvia verso la porta.

  • Facciamo così, ci rivediamo tra un mesetto quando questa psicosi sarà passata.
  • Ti prego non andare via, magari…
  • Magari?
  • Posso concederti una pecorina.

 

 

Ott 15, 2019 - blog life    Commenti disabilitati su Rainbow

Rainbow

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D’improvviso il cielo si rabbuia, la luce si affievolisce, un chiarore giallognolo colora gli oggetti e i visi delle persone.

Sbuffi di vento, prima timidi, poi sempre più consistenti sferzano gli arbusti, piegandoli al loro volere.

Il vento solleva le foglie già cadute sul terreno e stacca quelle ancora rimaste appese ai rami, ora volano insieme in un turbinio di colori, ed ecco le prime gocce che bagnano il terreno, in un attimo la pioggia s’infittisce e si formano le prime pozzanghere.

Un fuocherello spaurito, acceso da chissà chi, prova a resistere alle prime gocce d’acqua, poi la pioggia aumenta d’intensità e la lotta diventa impari, del fuoco non rimane traccia, solo cenere dispersa.

Adesso la pioggia sembra un muro impenetrabile, tanto è fitta, le strade sembrano torrenti, le auto faticano ad avanzare e sollevano onde d’acqua e fango al loro passaggio.

Ai pochi viandanti grondanti acqua fino all’inverosimile, non resta che rassegnarsi, imprecando per l’ennesimo ombrello distrutto.

Il buio sembra inviolabile, quando ad un tratto una lama di luce attraversa la spessa coltre di nubi, lo squarcio s’allarga, ritorna la luce piena, la pioggia cessa e nel cielo prende forma un arco, dal rosso al violetto, la tavolozza della natura dipinge nel cielo uno splendido arcobaleno.

Feb 11, 2019 - blog life, Poesia    Commenti disabilitati su Hammam

Hammam

hammam2

HAMMAM

Le luci cambiano,

dal giallo al verde, all’azzurro,

blu, violetto poi rosso,

arancione e di nuovo giallo,

in un circolo senza fine.

Note musicali

danzano

tra gocce iridescenti

che scorrono

sulle pareti di vetro.

Vapori profumati

di eucaliptolo

salgono dal basso e

avvolgono ogni cosa,

penetrano anche nella mia mente,

ove mai ce ne fosse bisogno,

e non ci fosse già

una fitta coltre di nebbia.

Chiudo gli occhi

e mi appare la tua immagine,

li riapro e tra i vapori,

si delinea il sorriso,

disegnato dalle tue labbra,

etereo, evanescente,

eppure quasi reale

da poterlo toccare

e da cui vorrei

suggere il dolce nettare,

e anelo il momento

in cui potrò suggerne a sazietà,

senza dover mai dire: basta!

E tutto, tutto,

tutto il resto non conta.

Lug 22, 2017 - Attualità, blog life, motori, opinioni, sfoghi, viaggi    Commenti disabilitati su Aiutiamoli a casa loro!

Aiutiamoli a casa loro!

autostrada-coda

Ogni week-end le autostrade della Liguria sono intasate dalla marea di “migranti” dalla Lombardia e dal Piemonte.
Aiutiamoli a casa loro, firma anche tu la petizione per la costruzione di enormi piscine in Lombardia e in Piemonte, così eviteranno questi faticosi e lunghi viaggi.
Se sei d’accordo condividi.

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