Dic 16, 2020 - Racconti    Commenti disabilitati su Ammore e terremoto

Ammore e terremoto

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Rosaria arrivò puntuale all’appuntamento con Peppino, era proprio carina con quel vestitino appena comprato, il suo fisico da modella, alta e slanciata, faceva il resto, aprì la portiera della cinquecento, che Peppino trattava come fosse una Rolls Royce.

Appena si fu seduta Peppino si avvicinò.

  • Rosà dammi un bacio, subito!
  • No, oggi no.
  • Ma che dici, cos’hai oggi?
  • I miei non mi faranno più uscire.
  • Ma, siamo già costretti ad uscire solo la domenica pomeriggio, perché di sera non puoi, cos’altro c’è adesso?
  • C’è che devi venire a casa a conoscerli.
  • Gliel’hai detto? Non sanno che esci con un’amica?
  • Hanno mangiato la foglia, quando fai lo squillo e poi vedono che mi precipito al telefono quando richiami, e poi parlo a bassa voce, l’hanno capito che non è un’amica.
  • Io adesso non mi sento pronto, non è che non voglia venire a conoscere i tuoi, volevo che… insomma essere più sicuri… magari appena ho un lavoro fisso e possiamo fare dei progetti.
  • Allora fammi scendere, me ne torno a casa.
  • Questo è un ricatto, non roviniamoci la domenica, ne parliamo in settimana.
  • No, ne parliamo adesso, a volte ho l’impressione che tu esca con me solo per far l’amore.
  • Lo sai che ti amo, non vedo l’ora di vederti, anche solo per parlare.
  • Si, due minuti parli, poi si passa ai fatti.
  • Dammi un bacio.
  • No…

I buoni propositi andarono a farsi benedire e Rosaria lasciò che Peppino la baciasse.

Per incontrarsi sceglievano il viale d’accesso alla piscina Quattro Venti, un viale lontano dalle abitazioni alla periferia di Napoli, ritrovo di tante altre auto parcheggiate una dietro l’altra, con altrettante coppiette, così in compagnia si era al sicuro da incontri con eventuali malintenzionati e specialmente d’inverno, tra il buio che arrivava presto e l’appannamento dei vetri della loro cinquecento, la privacy era garantita. Al parco della Rimembranza a Posillipo invece c’era troppa gente che passeggiava e bisognava munirsi di giornali per tappezzare i vetri dell’auto.

  • Piano Peppì, come sei focoso oggi, stai facendo muovere tutta la macchina.
  • Ma non sono io, vedi adesso sto fermo e la macchina si muove lo stesso.
  • Come mai?
  • Ho capito cos’è successo, dev’essere quello della macchina dietro, si è parcheggiato troppo vicino e deve avere agganciato il paraurti, così col movimento fa muovere anche la nostra macchina.
  • Possibile?
  • Adesso scendo e vado a vedere.
  • Mi raccomando non ti mettere a litigare.
  • Tranquilla, non mi voglio rovinare la domenica.

Peppino scese, e si rese conto che la macchina parcheggiata dietro la sua cinquecento era alla giusta distanza, d’improvviso tutti gli antifurto delle abitazioni e delle automobili parcheggiate nelle vicinanze cominciarono a suonare all’unisono, e udì le urla delle persone che si erano precipitate in strada.

Era il 23 novembre 1980, a Napoli ed in Campania c’era stato uno dei terremoti più devastanti del secolo.

Ammore e terremotoultima modifica: 2020-12-16T18:54:05+01:00da wild-eagle
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