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Mag 7, 2020 - Attualità, blog life, Racconti    Commenti disabilitati su I single e la pandemia

I single e la pandemia

nokia

– Dura la vita per i single col coronavirus?

– A chi lo dice!

Filippo intervistato dalla tv locale, rispondeva alle domande dell’intervistatrice che realizzava un servizio di costume sugli effetti della pandemia sulla popolazione.

– Per noi single è veramente dura, certo abbiamo scelto o per necessità di essere single, però un conto è avere la libertà di uscire, incontrare degli amici, un’altra è rimanere reclusi in casa.

Certo molti hanno cercato di risolvere con le videochiamate, ma io che ho un vecchio Nokia, si ricorda quelli con la suoneria tiritiri tiritiri ti?

– Si, certo me lo ricordo.

– Io neanche quelle potevo fare, mi accontentavo di parlare a voce. Poi non ho neanche Uozzap, perché il telefono è vecchio e non lo sopporta.

  • Supporta!
  • Come?
  • Niente, niente. Qual è il problema più grosso per voi single in questo periodo?
  • Quello di essere sempre soli e poi…
  • Poi?
  • Poi c’è le amiche, non potere… insomma il sesso.
  • Come l’ha risolta?
  • Ho chiesto ad un mio amico e mi ha risposto: Youporn e bricolage, ma non ci ho capito niente. Adesso però si può cominciare ad uscire.
  • Per andare a trovare i congiunti.
  • Giusto, ed io vado appunto a congiungermi, il problema è che c’è paura, è peggio dell’Aids, almeno con quello ti mettevi il preservativo ed eri quasi sicuro.
  • Come comunicate?
  • Con i messaggini, come le ho detto, io Uozzap non ce l’ho. Però ogni tanto faccio casino con i messaggi, non sono tecnologico. Una volta ho scritto: Quando me la dai? – poi per errore l’ho spedito a mia madre.
  • E lei cosa ha risposto.
  • Ha risposto: Ti faccio nata vota la pastiera, non mi ricordo che mela avevi chiesta.
  • Divertente, mi racconti l’ultima avventura..
  • Ci siamo dati appuntamento al supermercato, già che c’ero ho fatto anche un po’ di spesa. Ci siamo presentati da lontano con la mascherina, poi siamo andati in un sottoscala che conosceva lei. Per farci aprire ha detto che era la postina.
  • In un sottoscala?
  • Si, lei lo conosceva bene, non ci andava mai nessuno, era un palazzo abitato da gente anziana.
  • Uhm!
  • Comunque abbiamo fatto tutto con la massima sicurezza.
  • Con le mascherine?
  • Io si, lei però se l’è tolta… per forza. È stato bello, nemmeno caro, mi ha fatto lo sconto coronavirus, l’unico problema è che avevo comprato anche i surgelati e li ho dovuti buttare tutti.
Apr 22, 2020 - Racconti    Commenti disabilitati su Covid 51

Covid 51

astr

Anno 2151 missione sul pianeta Phobiator.

Dopo l’estinzione del genere umano di sesso maschile, causata dalla pandemia Balls-20, avvenuta nell’anno 2140, il pianeta Terra è abitato solo da umani di sesso femminile, la riproduzione è assicurata dalla fecondazione in vitro, con gli spermatozoi creati in laboratorio, anche se a scopo precauzionale è stato congelato sperma maschile conservato prima della terribile epidemia.

La pandemia Balls-40 è scoppiata all’improvviso tra la fine del 2139 e l’inizio del 2140, il paziente zero probabilmente è da ricercarsi nelle montagne del nuorese, trasmesso da uomo ad animale.

La trasmissione successiva del virus è avvenuta dall’animale al latte e quindi essendo il virus molto resistente si è trasmesso al prodotto finale: il pecorino sardo.

Il fattore scatenante della pandemia è da ricercarsi nel campionato mondiale di pesto, tenutosi a Genova nel febbraio del 2140, con l’utilizzo di abbondante pecorino sardo contaminato e praticamente da quel momento il virus si è diffuso in tutto il pianeta.

Il contagio avviene nell’apparato digerente dopo aver mangiato il prodotto contaminato, ma avviene anche per via aerea ed infatti il campionato mondiale di pesto ha generato un’enorme nube tossica che si è propagata in tutto il pianeta.

L’infezione, dopo un periodo d’incubazione di tre giorni, colpisce i testicoli che s’infiammano diventando di colore rosso acceso e aumentano di dimensione in maniera abnorme e la morte avviene per deflagrazione degli stessi.

Nel giro di sei mesi l’intera popolazione maschile è stata sterminata, la popolazione femminile è immune, o meglio vengono contagiate e propagano il virus senza subire conseguenze, in quanto essendo sprovviste di testicoli il virus non trova il terreno fertile adatto alla sua virulenza e quindi nel giro di una settimana diventa innocuo.

Suzie teneva un diario della missione, l’equipaggio era composto da venti donne inviate a colonizzare il pianeta Phobiator che aveva caratteristiche simili al pianeta Terra, per ovviare al Covid-51 un nuovo terribile virus creato nei laboratori e propagatosi all’esterno per un errore umano e che rischiava di sterminare la popolazione femminile.

Il Covid-51 era una mutazione del Balls-20 ed attaccava le ghiandole mammarie, le contagiate presentavano un aumento abnorme delle dimensioni dei capezzoli e delle mammelle e conseguente mortale deflagrazione, per evitare l’estinzione era stata organizzata la missione spaziale con venti soggetti sani.

Suzie però aveva un grosso rimpianto, la scomparsa del genere maschile le aveva lasciato un gran vuoto dentro, ricordava la storia d’amore con Agesilao prima che fosse colpito dal terribile virus.

Le sue compagne non si facevano grossi problemi per la mancanza del genere maschile, anzi avevano rimediato subito con entusiasmo, perfino eccessivo alla mancanza degli uomini.

Nel dicembre 2040 era stata inibita la riproduzione di esseri umani del genere maschile, in quanto la coda del terribile virus li distruggeva subito, era stato indebolito il cromosoma Y e quindi le riproduzioni artificiali facevano nascere solo individui di genere femminili, ritenuti più adatti alla nuova realtà terrestre.

Suzie però non si dava per vinta, si sentiva un po’ a disagio nel gruppo, non riusciva ad essere carina con le sue compagne di viaggio, che al contrario si lasciavano spesso andare ad effusioni tra di loro.

Suzie quando le altre dormivano, si recava nel laboratorio e lavorava su un campione di sperma umano portato clandestinamente nell’astronave.

Lavorava all’indebolimento del cromosoma X ed al rafforzamento di quello Y, se ci fosse riuscita avrebbe potuto programmare la nascita di un maschio.

Dopo un mese di lavoro era riuscita nell’intento, era pronta a sperimentare l’inseminazione artificiale su se stessa.

Dopo un altro mese Suzie fece il test di gravidanza e con somma gioia scoprì che era positivo, andò a dormire felice per quell’evento straordinario.

Nove mesi dopo atterrarono a Phobiator, nacque Agesilao jr., con somma sorpresa delle compagne di viaggio e la colonizzazione del pianeta cominciò.

All’età di sedici anni Agesilao jr,, venne incoronato re di Phobiator come unico rappresentante del genere maschile, nel frattempo erano nate anche delle bambine, negli anni successivi cadde in disuso la fecondazione artificiale e la riproduzione avvenne col metodo più antico del mondo.

Feb 27, 2020 - Attualità, blog life, Racconti    Commenti disabilitati su L’amore ai tempi del coronavirus

L’amore ai tempi del coronavirus

cv

Etciù!

Lo starnuto di Gianni risuonò sonoro nell’appartamento.

Meno male che sono ancora in casa, pensò Gianni, non ho fatto a tempo a proteggermi col gomito, fossi stato in strada avrei scatenato un fuggi fuggi generale.

Si infilò il giubbotto, cappello e sciarpa a mo’ di mascherina e scese in strada.

Le strade erano deserte, pochi viandanti, poche automobili, l’aria era tersa, il cielo sgombro di nuvole e il sole perfino troppo caldo in questo febbraio anomalo.

Di positivo c’era che con così poche auto l’aria era sicuramente più respirabile.

In giornate così sembrava impossibile ammalarsi, i suoi pensieri andarono a pescare nei ricordi dell’infanzia, quando era a letto con la febbre e magari fuori era brutto, pioveva, faceva freddo, sembrava quasi una logica conseguenza essere a letto ammalati.

In una giornata di sole no, non ci si può ammalare, non si può stare a letto febbricitanti in una giornata di sole.

Eppure in questo strano febbraio, di questo maledetto anno bisestile erano in tanti a dover stare a casa col sole, oltre a quelli malati, anche quelli costretti in via precauzionale, e quelli volontariamente reclusi per sfuggire alle proprie paranoie.

Aveva deciso di fare quattro passi a piedi per andare da Marta, la sua ragazza, erano insieme da sei mesi, non sapeva ancora dire se erano fatti l’uno per l’altra, fisicamente le piaceva molto, il suo sorriso era irresistibile, altrettanto irresistibili i suoi sbalzi d’umore.

D’altronde nella sua esperienza di quarantenne, donne prive di sbalzi d’umore non ne aveva conosciute, e facendo un po’ di autocritica anche lui stesso aveva un carattere un po’ fumino.

Di Marta le piaceva il carattere: solare, allegra, piena d’iniziative, e soprattutto dotata di “sense of humor”, nelle giornate di luna buona si facevano scorpacciate di risate insieme.

Così perso nei suoi pensieri era giunto nei pressi del suo appartamento e per continuare la sua uscita salutista salì a piedi i tre piani per giungere da Marta.

Dlin, dlon!

La porta si apre e Gianni fa per entrare, poi si blocca e strabuzza gli occhi.

  • Ma… mi accogli con la mascherina?
  • Shhhhh! Mettila anche tu.
  • Ma…
  • Obbedisci!
  • Veramente… sono venuto perché… insomma non dobbiamo far l’amore?
  • Lo so.
  • Con la mascherina?
  • Beh, non ti ricordi quando avevo il mal di gola, lo facevamo senza baciarci.
  • Si, però…
  • Cosa fai?
  • Visto che non posso baciarti ti tocco.
  • Pazzo, prima usa l’amuchina.
  • E va bene, disinfettiamoci le mani. Adesso posso toccarti?
  • Sarebbe meglio di no, dovremmo stare almeno ad un metro di distanza.
  • Noooo!
  • Senti ho pensato ad una cosa bellissima, un’esperienza diversa, ascolta tu ti metti sul divano ed io sulla poltrona e poi cominciamo a spogliarci.
  • Non mi entusiasma molto.
  • Dai, pensa agli adolescenti che si fanno la videochiamata con lo smartphone, noi invece siamo vicini.
  • Ma io non sono un adolescente!
  • Per una volta torniamo bambini, su!
  • Non mi ispira.
  • Dai, se proprio vogliamo esagerare guardiamo anche un film porno.

Gianni perde la pazienza, si toglie la mascherina la butta via e si avvia verso la porta.

  • Facciamo così, ci rivediamo tra un mesetto quando questa psicosi sarà passata.
  • Ti prego non andare via, magari…
  • Magari?
  • Posso concederti una pecorina.