Browsing "amarcord"
Giu 15, 2022 - amarcord, blog life, sfoghi    Commenti disabilitati su Ho perso le parole

Ho perso le parole

nuvola

Ho perso le parole, eppure sono tante, ma le parole bisogna accoppiarle agli eventi ed in questo caso non c’è feeling tra gli eventi e le parole.

Il bianco e il nero, parrebbe semplice scegliere l’uno o l’altro colore, ma non è così, ci sono un’infinità di toni grigi nel mezzo, eppure molte volte questi toni intermedi non esistono, bisogna scegliere: bianco o nero.

Eppure la vita è limitata con solo due colori, provate a chiudere gli occhi e ad immaginare ciò che avete davanti in bianco e nero, riapriteli e godete dei colori, che spettacolo meraviglioso.

Ti tocco o perlomeno mi sembra di farlo, ma non è possibile toccare un oggetto immateriale, eppure sembri viva, tangibile ed invece le dita si perdono nel vuoto, sembrano pensieri che vagano senza meta, come una barca alla deriva, alla ricerca di un molo sicuro dove attraccare.

Un profumo sale alle narici, inebriante, piacevole, oggi invece quel profumo è disgustoso, eccessivo, eppure è lo stesso di sempre. Sembra ieri quando potevo godere di quel profumo, è bastato un alito di vento perché volasse via e forse è meglio così.

Un suono melodioso s’insinua nel padiglione auricolare, una musica oserei dire celestiale se fossi in modalità mistica, le note salgono, scendono, si riuniscono in accordi, tutto sembra obbedire ad un ordine magico, poi odo la tua di voce e l’incantesimo si spezza, diventa gracchiante come una puntina usurata su un vecchio disco di vinile.

Voglia di cioccolato fondente, dicono che tiri su l’umore, oppure è un’illusione, gratificare il palato pensando di gratificare la mente, concedersi il piacere di assaporare la dolcezza, augurandosi che possa nascondere il retrogusto amaro della realtà.

Sapete cos’ho fatto? Ho preso i cinque sensi, li ho messi nel contenitore e li ho shakerati con forza ed è venuta fuori una massa informe, molle e puzzolente, eppure l’altro giorno avevo mescolato gli stessi ingredienti ed era venuto fuori un nettare meraviglioso.

Così capita nella vita, a volte meraviglia, a volte orrore, gli eventi influenzano l’umore oppure l’umore influenza gli eventi, non lo so, ho perso le parole.

 

 

Gen 1, 2017 - amarcord, Attualità, blog life    Commenti disabilitati su DIALOGO di un  VENDITORE d’ALMANACCHI e di un PASSEGGERE

DIALOGO di un  VENDITORE d’ALMANACCHI e di un PASSEGGERE

Risultati immagini per foto leopardi

Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest’anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent’anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

Set 29, 2012 - amarcord    Commenti disabilitati su Saggezza

Saggezza

ant.jpg

In origine era una vignetta di Johnny Hart che avevo sul diario delle superiori millenni fa.