Autunno
Sospiri sonnolenti
di vacche grigie
dalle notti insonni.
Uno sbuffo di fumo
sale dal camino
e intirizzito
volge lo sguardo
al bosco assonnato.
In bici si va
a respirare
profumo di libertà.
Sospiri sonnolenti
di vacche grigie
dalle notti insonni.
Uno sbuffo di fumo
sale dal camino
e intirizzito
volge lo sguardo
al bosco assonnato.
In bici si va
a respirare
profumo di libertà.
Una luce sfavillante,
esagerata per una candela,
una farfalla variopinta
aleggia intorno alla fiammella,
potrebbe bruciarsi le ali
ma è troppo bella la luce,
troppo calda la fiamma,
per non correre il rischio.
La vita della candela
e di quella farfalla
si esauriranno
nello spazio di un mattino,
ma sarà valsa la pena
vivere quella infuocata
e palpitante emozione.
Il sentiero sinuoso
s’inerpica su per il monte,
ciottoli, buche,
insidie ad ogni passo,
eppure il paesaggio
da qui è meraviglioso,
la vista è impagabile.
Poi comincia a piovere,
la polvere diventa fango,
infida, scivolosa,
sarebbe bello
arrivare lassù,
sulla cima del monte,
ma il sentiero ormai
è un torrente di fango,
l’obiettivo diventa irraggiungibile,
non resta che tornare indietro.
HAMMAM
Le luci cambiano,
dal giallo al verde, all’azzurro,
blu, violetto poi rosso,
arancione e di nuovo giallo,
in un circolo senza fine.
Note musicali
danzano
tra gocce iridescenti
che scorrono
sulle pareti di vetro.
Vapori profumati
di eucaliptolo
salgono dal basso e
avvolgono ogni cosa,
penetrano anche nella mia mente,
ove mai ce ne fosse bisogno,
e non ci fosse già
una fitta coltre di nebbia.
Chiudo gli occhi
e mi appare la tua immagine,
li riapro e tra i vapori,
si delinea il sorriso,
disegnato dalle tue labbra,
etereo, evanescente,
eppure quasi reale
da poterlo toccare
e da cui vorrei
suggere il dolce nettare,
e anelo il momento
in cui potrò suggerne a sazietà,
senza dover mai dire: basta!
E tutto, tutto,
tutto il resto non conta.
Goccioline di rugiada
riflettono l’arcobaleno,
ma la goccia più bella
è quella che ha catturato
il tuo sorriso.
Alan Wocibert
LA VALIGIA CHIUSA
Quella valigia vuota
Quella valigia piena
L’una trabocca
L’altra è completamente vuota
Sì potrebbe passare
Qualche oggetto
Dall’una all’altra
Purtroppo la valigia vuota
È inesorabilmente chiusa.
Prima o poi ci andrò.
Qualche minuto all’aurora…
coriandoli di neve
nel tuo cuore ghiacciato,
bello il paesaggio
innevato.
Un uccello
vola intirizzito
alla ricerca di una briciola
d’amore.
Fumo sale dal camino
alla ricerca
di amori passati,
ma il vento,
gelido, indifferente,
lo spazza via.
Una luce in fondo al sentiero
ti indica la strada,
tortuosa, infida, difficile.
Sembra che il buio vinca,
i contorni delle cose
sono indistinti, rarefatti,
ma alla fine il chiarore riappare,
una nuova alba
come sempre nascerà.
DIALOGO DI UN VENDITORE D’ALMANACCHI
E DI UN PASSEGGERE
Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest’anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent’anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.