Gli sciacalli cattolici
Eluana è morta.
Sarebbe necessario il silenzio, invece ci saranno le strumentalizzazioni.
Lo sciacallaggio giornalistico e politico imperversa.
Non serve aggiungere altro.
Eluana è morta.
Sarebbe necessario il silenzio, invece ci saranno le strumentalizzazioni.
Lo sciacallaggio giornalistico e politico imperversa.
Non serve aggiungere altro.
L’equilibrio interiore è un punto estremamente instabile e varia continuamente, così come nell’incedere il nostro corpo è alla perenne ricerca dell’equilibrio fisico, che non è mai fisso.
Per pigrizia, per desiderio, ci piacerebbe raggiungere il punto d’equilibrio interiore e mantenerlo a lungo, purtroppo siccome la vita è un continuo susseguirsi di episodi in divenire, dobbiamo ogni volta ricercare il punto d’equilibrio un po’ più in là.
I problemi nascono quando perso un punto d’equilibrio non riusciamo a trovare il successivo, il nostro sistema mentale va in crisi e per uscirne fuori, bisogna fermarsi a considerare le possibili soluzioni, a volte per farlo abbiamo bisogno d’aiuto.
Una volta ritrovatolo, bisogna però avere la piena consapevolezza, che non abbiamo trovato un punto d’arrivo, ma bisogna essere pronti alle nuove variazioni, alle nuove crisi, tutto diviene, tutto si rinnova nell’eterno gioco della vita.
Mi ricorda le scritte che leggevo sui muri tempo fa.
“Dio è morto ,
Marx è morto,
e anch’io non mi sento molto bene.
Ancora oggi, quando vedo una donna che indossa un vestito rosa, mi capita di sobbalzare ed i battiti mi aumentano, se penso all’avventura che mi è capitata qualche anno fa.
Ero seduto nell’ultima vettura, come sempre deserta, del treno che mi riportava a casa, con gli occhi semichiusi a guardare distrattamente fuori dal finestrino, quando mi apparve lei.
Era una donna bellissima.
Si d’accordo, di donne bellissime ce n’è tante in giro, ma quella che avevo davanti aveva qualcosa di speciale, un fascino particolare, che non saprei dire bene cosa fosse.
Aveva capelli lunghi castani uguali al colore degli occhi, due file di denti bianchissimi che abbagliavano per il loro splendore.
Indossava un vestitino rosa aderente, che nella sua semplicità, valorizzava al massimo quel corpo flessuoso, con un vitino così sottile, che si sarebbe potuto cingere con un braccio.
Una leggera scollatura metteva in risalto la morbida curva dei seni giovanili.
La divisa da ferroviere che indossavo l’aveva indotta a chiedere informazioni sulla stazione che stavamo per raggiungere.
Mi sono offerto di aiutarla a trovare il posto che cercava e sono sceso anch’io.
Che strano che non abbia alcun bagaglio, ho pensato mentre l’osservavo scendere dal treno.
Dopo un’ora di vane ricerche, ci siamo fermati sulla spiaggia e un po’ stanchi ci siamo seduti.
Che bel sorriso che aveva e che bello ascoltare la sua voce dolcissima, che mi raccontava storie di un paese straniero.
Poi mentre godevamo della brezza mite di una giornata di fine primavera, le nostre labbra si sono ritrovate troppo vicine…
Ho aperto gli occhi ed ero di nuovo seduto nell’ultimo vagone, con un sapore dolcissimo sulle labbra.
Ancora oggi non so se ciò che mi è successo sia un sogno oppure realtà, io propendo per la prima ipotesi, anche se non sono mai riuscito a spiegarmi il perché della sabbia che ho ritrovato nelle calze e in fondo nelle scarpe.
Seduto sulla tazza del cesso si prese la testa fra le mani.
Cercava di spremersi le meningi e non solo quelle, visto che la sua dieta povera di fibre gli causava problemi esistenziali.
Sapeva che il suo futuro da scrittore dipendeva dall’incipit.
Con la marea di manoscritti da cui era subissata la casa editrice, nessuno li avrebbe letti tutti, quindi la guerra era riservata agli incipit.
D’improvviso l’idea geniale gli attraversò il cervello come un lampo, le parole si delinearono nitide nella sua mente una dopo l’altra.
Un ulteriore sforzo e l’opera fu compiuta, si alzò e tirò lo sciacquone.